LA PERCEZIONE DEL RISCHIO è la causa di molti infortuni

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La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e che orienta i comportamenti delle persone di fronte a decisioni che coinvolgono dei rischi potenziali. La percezione del rischio coinvolge diverse dimensioni come, per esempio, le conseguenze sia immediate sia future e le loro implicazioni, tanto su un piano razionale ed oggettivo quanto su un piano emozionale e soggettivo.

La ricerca ha sottolineato che in molti casi esiste una discrepanza tra la percezione soggettiva del rischio e la valutazione oggettiva (Slovic, 2001). In poche parole, capita che le persone a volta temano delle attività che non sono in realtà pericolose e non temano, invece, delle attività che potrebbero avere conseguenze molto drammatiche.

Nelle realtà operativa delle aziende la percezione del rischio è la vera causa di quasi tutti gli infortuni e i comportamenti sbagliati.

Questo è il vero problema che la formazione non risolve e dopo una telefonata che ho ricevuto a Novembre 2020  ed è diventato la nostra grande sfida: RISOLVERE NEL CONCRETO LA CAPACITA' DI PERCEZIONE DEL RISCHIO riuscendo ad incidere sulla capacità di valutazione del rischio. Prima di entrare nello specifico della soluzione che abbiamo trovato dobbiamo capire alcuni aspetti importanti.

Gli psicologi hanno cominciato ad occuparsi di percezione del rischio quando hanno compreso che i molteplici approcci al calcolo oggettivo del rischio erano insufficienti per poter comprendere i comportamenti delle persone e per poterle indurre a reagire nel modo corretto al pericolo. Infatti, i modelli per il calcolo del rischio oggettivo sono spesso delle approssimazioni di ciò che costituisce uno specifico pericolo e non considerano una lista esaustiva dei fattori che potrebbero essere coinvolti. Inoltre, in molti casi, si chiede agli esperti di calcolare un valore di rischio oggettivo anche in mancanza di una casistica storica sufficiente.

Un particolare limite del rischio inteso come misura oggettiva della pericolosità di un'attività è che in realtà le persone non utilizzano queste stime oggettive nel momento in cui devono decidere il modo in cui comportarsi. Di conseguenza, succede che le persone tendano a sovrastimare o sottostimare il rischio a seconda che percepiscano un'attività più o meno pericolosa di quello che affermano le statistiche e le valutazioni di tipo oggettivo.

Da queste valutazioni scientifiche è facile comprendere perché è così difficile formare le persone su questo tema e  si capisce anche quanto sia pericoloso non formarle e lasciare alla soggettività del singolo gestire la percezione del rischio.

Bisogna intervenire e proprio questo è stato il tema della telefonata che ho condiviso con Andrea Trespidi (Responsabile formazione sicurezza di RFI) nel Novembre 2020. Da subito ci è risultato chiaro che non si riesce ad essere efficaci e invece di mettere in dubbio le persone abbiamo provato a metterci in gioco e trovare uno strumento VERAMENTE EFFICACE. L'idea ci viene come un fulmine:  “Perchè non costruiamo un GIOCO DA TAVOLA per far passare questo concetto, d’altronde noi siamo Play Sicurezza e abbiamo già testato tanti strumenti in vari temi tecnici e non".


Solo la Gamification può riuscire a risolvere questo vero e proprio enigma


La letteratura contemporanea presenta diverse riflessioni su come il giocare si attesti quale pratica valida e capace di alimentare nel giocatore un pensiero di tipo critico, dotandolo di un insieme di strumenti concettuali che possono portare a prendere decisioni più rapidamente e correttamente. Giocare ci consente di fatto un apprendimento esperienziale che si fonda sulle pratiche dell'osservare, dell'immaginare e del fare, secondo una logica di coinvolgimento e sperimentazione. Il tutto non necessariamente in un'ottica di simulazione, bensì di astrazione, decontestualizzazione e semplificazione.

Nel momento in cui giochiamo, il nostro cervello attiva una metodologia di apprendimento basata sulla memorizzazione delle esperienze che prevede una prima fase di comprensione, seguita poi dall'immagazzinamento delle informazioni e dalla restituzione di quanto imparato. Tale restituzione, è ormai dimostrato, può avvenire nel gioco, ma può reiterarsi al di fuori dell'ambito ludico, NELLE AZIONI TI TUTTI I GIORNI. Quindi si gioca per avere nuovi comportamenti e percezione del rischio diversa nei mesi successivi all'esperienza ludica.

Nei prossimi articoli ti svelerò come sono stati i primi mesi di lavoro con un Game Designer e come stiamo raggiungendo il risultato di creare un Gioco da Tavola sulla sicurezza per gestire la percezione del rischio.

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